Nessuno mi stava aspettando. Ma mi aspettava ogni cosa.
Patti Smith
Il rifugio Bagnour è situato nel cuore del bosco dell’Alevè, la più grande estensione di pini cembri in purezza d’Italia.
La struttura è stata ideata nel 1941, con finalità di avamposto per il presidio del bosco dalla Milizia Forestale dello stato.
Durante il periodo della II° guerra Mondiale è stata utilizzata come punto di avvistamento degli aerei nemici. Finita la guerra la struttura è stata abbandonata.
Grazie all’idea della Comunità Montana Valle Varaita, ad un finanziamento Europeo e alla partecipazione economica pari al 20% degli attuali gestori, è stato possibile recuperare il rudere, creando un piccolo ed accogliente rifugio alpino.
NOTE TECNICHE
DISLIVELLO: +600m c.a
DIFFICOLTÀ: T
TEMPO DI SALITA: 1,30 ore
PERIODO CONSIGLIATO: autunno, inverno, estate
TOPONIMO: “Alevè”: il toponimo è di origine occitana e significa letteralmente bosco di pini cembri (dall’occitano èlvou = “pino cembro”).
PERCORSO
Si parte da Castello e ci si addentra subito nel bosco dell’Alevè, la più grande riserva protetta del pino cembro dell’Europa meridionale, famoso per il suo legno pregiato.
Dal rifugio dell’Alevè, inizia il sentiero denominato U8, fino ad arrivare alla baita Grongios Martre (1736m).
La salita continua a inerpicarsi per il bosco su neve fresca. Alle nostre spalle intanto si evidenzia sempre più la piramide innevata e slanciata del Pelvo d’Elva (3064m).

L’Alevé è un bosco antichissimo, le cui origini si fanno risalire fino alle grandi glaciazioni del quaternario, pertanto è il più antico del cuneese e uno dei più antichi d’Europa.
Già noto ai Romani, venne ricordato nell’Eneide di Virgilio, quando accenna al Vesulus pinifer, ossia la montagna visibile da ogni luogo e ricoperta da una foresta di conifere.
Si tralascia un sentiero che indica il rifugio Vallanta, e si continua verso destra , sempre nella folta cembreta.
Più avanti, si arriva ad un’ampia radura molto panoramica, dopo alcune centinaia di metri, si arriva al bellissimo rifugio Bagnour.

Vicino al rifugio ci sono due laghi, il Lago Bagnour e il Lago Secco, adagiati tra i pini, due piccoli specchi d’acqua che si stanno lentamente trasformando in torbiere. Dopo lunghi periodi di siccità possono presentarsi asciutti. Ospitano un piccolo crostaceo, una sorta di gamberetto, che sembra sia esclusivo di questa zona, il branchipus blanchardi.

Vive nell’acqua, ha il corpo trasparente e visto da sopra, per la forma e per come si muove, sembra un pesce. Anche se colpisce l’occhio la vibrazione continua di una lunga fila di piccoli arti sui fianchi. Che potrebbero essere branchie.
Visto di lato si capisce che è un crostaceo. Comunque lo si osservi, si capisce che è un animale strano e particolare, prezioso. E che di lui si sa pochissimo.
Si tratta del Branchipus blanchardi, un crostaceo endemico scoperto in Val Varaita, nelle pozze d’acqua nei boschi di pino cembro dell’Alevè, alla fine dell’800.