La creatività non si trova nella testa ma nel corpo.
Robert Wilson
Semplice percorso con le ciaspole tra le borgate di Elva per finire in un punto panoramico e di strapiombi del vallone. Possibilità di visitare anche la chiesa parrocchiale romanica di Serre dove è conservato il celebre ciclo di affreschi di Hans Clemer, artista fiammingo all’epoca del marchesato di Saluzzo.
NOTE TECNICHE
DISLIVELLO: circa 300 m
DIFFICOLTÀ: T
TEMPO DI SALITA: 2,00 ore
PERIODO CONSIGLIATO: autunno, inverno, primavera, estate
TOPONIMO: il toponimo Elva deriva dall’occitano elvou, che significa pino cembro
PERCORSO
Serre d’Elva è raggiungibile grazie a una strada stretta e panoramica che si inerpica da Stroppo, oppure attraverso il “vallone dell’orrido”, via più breve che corre lungo un canalone dalle pareti dirupate, chiusa al traffico per pericolo caduta sassi.
Sui pendii assolati di Elva sono distribuiti tanti piccoli insediamenti, oggi quasi disabitati.
Si parte dalla Chiesa Parrocchiale di Santa Maria Assunta, a destra dell’edificio comunale, inizia la strada asfaltata che conduce al Colle San Giovanni.

La prima borgata che si incontra è la borgata Mattalia (1661 m), dove la maggior parte degli edifici sono stati restaurati e utilizzati come casa vacanze.
Pare che, il nome di questo insediamento come quello della borgata Isaia, sia di chiaro richiamo ebraico.
Continuando lungo il sentiero , sempre ben segnato, si arriva in breve alle grange Varua (1745), che offrono un notevole panorama.





Si procede attraversando un bel lariceto che conduce al Colle di San Giovanni (1875 m).

A dominare il colle una Cappella tonda dedicata a San Giovanni.

La piccola chiesetta è posta in un luogo di rara bellezza. La vista spazia tutto attorno, dalla conca di Elva alla gola profonda in cui è intagliata la carrozzabile di accesso, alle montagne tutto attorno fin alla pianura che si estende in lontananza.
Volendo, dalla Cappella di San Giovanni si può proseguire e compiere un giro ad anello.
Avendo poco tempo a disposizione, ho preferito tornare velocemente a Elva per visitare la Chiesa Parrochiale con gli affreschi di Hans Clemer.
Il primo documento riguardante la nuova Parrocchiale Elvese risale al 1351. Dice la leggenda che la scelta del luogo fu lasciata al caso: un asino, carico di un concio ricavato dalle rovine della primitiva chiesa, libero di dirigersi a suo piacimento, si fermò a riposare sul prato delle Serre, presso il sepolcro di Daus, che perciò fu destinato ad ospitare la nuova chiesa. In realtà la scelta del luogo pare tutt’altro che casuale: prova ne è che la Parrocchiale, e ancor più il suo slanciato campanile, sono visibili da quasi tutta la conca Elvese.
La tipologia di costruzione della Parrocchiale di Elva è romanico-gotica caratteristica della Val Maira.
I muri sono costruiti in pietra, eccetto recenti piccole modifiche.
Il portale romanico per entrare nella Parrocchiale, è dotato di decorazioni scultoree sormontate da un affresco quattrocentesco, ed è posto lateralmente rispetto all’altare maggiore, per evidenti regioni pratiche, essendo pericoloso un eventuale ingresso posto a pochi metri dallo strapiombo su cui si affaccia la chiesa, come avrebbe richiesto una chiesa normale.

Il ciclo con le «Storie della Madonna e dell’infanzia di Cristo», culminante nella grandiosa «Crocifissione», è collocabile tra la fine del XV e l’inizio del XVI secolo. La concezione della figura umana, salda e robusta, talvolta permeata da una piacevole rudezza, ricorre per tutti i riquadri del ciclo.

La «Crocifissione» è un piccolo capolavoro intessuto di pathos e di sofferenza, dominato dal corpo illividito del Cristo; Gesù e i due ladroni si stagliano al di sopra della folla vociante e plebea, in cui si mescolano pie donne, soldati, ergendosi, in una sorta di individualità eroica, quali portatori di valori alternativamente positivi e negativi, ma comunque sempiterni.
Il gusto per particolari ricchi è attestato dalle notevoli tracce di doratura sulle aureole e sulle vesti dei personaggi religiosamente più rilevanti, unitamente all’utilizzo dell’argento sui finimenti dei cavalli e sulle insegne militari. Inoltre, l’uso intenso del nero su gran parte delle figure e sul fondo, come base preparatoria per la campitura dell’azzurro ed il fatto che si tratti non di nerofumo, bensì di nero di mica conferma la formazione nordica dell’artista.

La Chiesa è sempre aperta in orari giornalieri. Per maggiori informazioni contattare l’Ufficio Turistico Valle Maira nei seguenti orari: Lunedì-Martedì-Mercoledì-Venerdì-Sabato: 10-12.30, Lunedì e Sabato: 14.30-17.30