“…Nobody, nobody knows
when I am hungry, when I take a journey,
when I walk and when I am lost.
And nobody knows
that my going is a return.“Joumana Haddad (Beirut, 6 dicembre 1970)
NOTE TECNICHE
DISLIVELLO: circa 850
DIFFICOLTA’: E
TEMPO DI SALITA: circa 3 ore
PERIODO CONSIGLIATO: Primavera, estate, autunno
CARATTERISTICHE: Il paesaggio dell’alta Valle Ellero presenta tratti estremamente caratteristici. Il terreno, di natura carsica, spesso completamente privo di vegetazione arborea e modellato da innumerevoli doline, si presenta con un susseguirsi di arrotondati pendii prativi circondati, alla testata delle valli, da imponenti massicci calcarei.
I ‘campi solcati, chiamati anche ‘campi carreggiati’ per le forme che ricordano vagamente i solchi lasciati dalle ruote dei carri nel fango) sono fenomeni erosivi tipici delle rocce calcaree, dovuti al ruscellamento delle acque meteoriche.
Si possono osservare rocce di epoche molto diverse, dai porfiroidi del Permiano costituiti da lava solidificatasi circa 250 milioni di anni fa quando le montagne non esistevano ancora, ai bianchi depositi calcarei del giurassico, formati da quantità enormi di microscopiche conchiglie mentre il mare ricopriva gran parte dell’Italia. Non mancano interessanti e curiosi fenomeni geologici quali ad esempio le numerosissime grotte, le “rocce montonate”, le “morene” e le “marmitte dei giganti” .
TOPONIMO: Conosciuta anche come Ciambalaur, deve la propria derivazione a Cian (= luogo piano) e a Balaù (= ballare), in riferimento ai cosiddetti balour delle Alpi Marittime, spiazzi utilizzati dalle masche per le proprie danze orgiastiche.
PERCORSO
Questa mattina siamo partite prestissimo, io e Katia, dobbiamo lavorare il pomeriggio ma abbiamo assoluto bisogno di una bella camminata.
Arrivate a Pian Marchisio, dopo una lunga salita in macchina attraverso una stradina stretta che parte da Rastello, incontriamo un cacciatore di camosci che si informa sul nostro percorso. I nostri volti parlano da soli, ma è ancora troppo presto per arrabbiarsi o prendersela con qualcuno.
Continuiamo il nostro cammino riflettendo sulle diverse scelte che facciamo tutti i giorni. Intanto la luna ci illumina la strada verso il rifugio Mondovì.
Si prosegue alle spalle del rifugio lungo il tracciato della GTA, andando a rimontare la balza rocciosa che, attraverso la Porta Biecai, conduce nei pressi del Lago Biecai (1967 m).


Siamo in presenza di quello che viene definito un lago carsico. In presenza di rocce carbonatiche e fenomeni carsici, l’acqua tende a filtrare nel sottosuolo ove da luogo a vere e proprie reti idrografiche sotterranee. Nella stagione primaverile, in concomitanza con lo scioglimento dei nevai, è possibile che l’acqua in eccesso riesca a riempire alcune conche prima di venire lentamente assorbita dal terreno. E’ questo il caso del Lago Biecai, in genere asciutto in estate ma che può contenere acqua in primavera.
Poco oltre lasciamo la diramazione di destra per il Rifugio Garelli e seguiamo con qualche difficoltà, tra roccette affioranti e distese prative, la poco evidente traccia segnalata fino al caratteristico Lago Rataira (2171 m).

Il piccolo lago è anche noto come Lago Ratavuloira, curiosa denominazione che deriva verosimilmente dal termine dialettale che indica il pipistrello, ratto che vola. Il toponimo Lago Rataira (o Lago Ratoira), dovrebbe indicare invece una sorta di trappola per i topi, che forse restavano invischiati nelle acque melmose del lago.
Dietro lo splendido lago c’è un menhir, l’origine più probabile è celtica.

Menhir di questo tipo venivano posizionati dai Celti lungo le vie ai pascoli d’altura e lungo le principali vie di comunicazione (chiamate Leys), vie spesso riprese come vie del sale fino all’Età Moderna; erano posizionati a vista l’uno dall’altro (con lo stesso principio degli “ometti” in pietra), affinché i viandanti non si perdessero. Si può ipotizzare che il menhir in questione conducesse al valico del Colle del Pas o ai pascoli dell’alta Val Ellero.
Una breve ma ripida salita ci porta quindi al Colle del Pas (2340 m), affacciato sulla Val Tanaro e sulla conca carsica di Piaggia Bella. Continuiamo verso la vicina cima Pian Ballaur, seguendo verso sinistra la displuviale, all’inizio esile, poi sempre più ampia.



Si sale senza difficoltà fino alla Cima Pian Ballaur (2603 m), il panorama e ampio e appagante.



