“Fare all’amore è nuotare insieme assumendo l’altro come il mare che ci porta.”
Lou von Salomé
Rocca La Meja è una lunga dorsale allungata in direzione est-ovest, con aspetto variabile a seconda del punto di osservazione: da sud ha forma piramidale, con diverse creste e una spaccatura trasversale che costituirà la parte centrale del percorso per raggiungerne la vetta; da est e da ovest spicca invece la stratificazione verticale delle rocce di cui è composta, alternanze di calcari e dolomie formatesi su una antica piattaforma marina. Nel profilo è evidente anche uno strato a maggiore erodibilità, che scava dei canalini lungo la dorsale della montagna: si tratta di antiche ceneri vulcaniche depositatesi all’interno di questa piattaforma marina.
NOTE TECNICHE
DISLIVELLO: +800 circa
DIFFICOLTÀ: F
TEMPO DI SALITA: 4 ore
PERIODO CONSIGLIATO: estate, autunno
CARATTERISTICHE: La montagna, come tutta la cresta su cui sorge, è costituita da calcari dolomitici, a stratificazione quasi verticale, che fanno sì che la cresta sia notevolmente affilata. Vista da sud e da nord, ha un tipico aspetto piramidale; da est e da ovest invece presenta un profilo molto slanciato, che evidenzia la stratificazione. Quasi in corrispondenza del culmine della cresta c’è un livello maggiormente eroso, corrispondente ad una serie di strati in cui ai calcari dolomitici originali si è sovrapposta della cenere vulcanica.
TOPONIMO: Il nome, di origine occitana, può essere fatto risalire alla radice latina medianus. Il significato preciso è oggetto di discussione; secondo alcune fonti si riferisce alla posizione della montagna, che si eleva in posizione centrale rispetto al territorio circostante, mentre secondo Michelangelo Bruno il nome significa punta mediana, del mezzodì, e si riferirebbe al fatto che è esattamente a sud dell’abitato di Canosio.
PERCORSO
Il punto di partenza, sono le Caserme della Bandia, dove abbiamo dormito. Per raggiungerle occorre inoltrarsi in Valle Stura, nel Vallone dell’Arma, superare il Rifugio Carbonetto, fino al Colle Valcavera e quindi alle Caserme della Bandia.

“La Bandia”, era un grande complesso militare situato sotto i contrafforti di Rocca La Meja che metteva in comunicazione con la Valle Stura dal Vallone dell’Arma e Demonte. Si può tranquillamente arrivare in macchina.
Siamo partiti la mattina molto presto con l’intento di goderci l’alba sulla cima.
Abbiamo seguito sulla destra i resti di una strada militare che conduce al lago della Meja (2455m), circondato dai fortini di difesa.
Dal lago si scende attraversando i pascoli alla base delle conoidi detritiche prodotte dal progressivo smantellamento erosivo che agisce sulle pareti verticali di Rocca La Meja.
Raggiunta la base, facilmente riconoscibile per l’accumulo di grandi massi sparsi in una conca prativa pianeggiante, si incontra il segnavia giallo che ci accompagnerà fino alla vetta.
Il sentiero sale agevolmente fino ad una cengia che incide in diagonale la vertiginosa parete sud della montagna.
L’origine di questa cengia è dovuta alla presenza di una grande faglia tettonica che ha tagliato in obliquo l’intera montagna.
Raggiunto il colletto (2556m), il sentiero piega a sinistra, infilandosi all’interno di un canalino che si intercala fra gli strati verticali carbonatici (calcari e dolomie).
Questo canalino di colore marroncino con patine verdastre e violacee è composto da rocce a composizione silicea, formate dalle ceneri di antiche esplosioni vulcaniche che si sono depositate all’interno della piattaforma marina carbonatica.
Seguito fino in cima il canalino, si arriva facilmente alla croce sommitale (2831m).

Dalla vetta la veduta spazia a 360°.