« Isdulio (o Esdulio) Montano costruì un’ara a Marte, Dio Ottimo e Padre, sciogliendo il suo voto »
Antica lapide romana presso il Santuario di San Magno, Castelmagno.
Il Monte Crosetta si trova nella bellissima Valle Grana. L’itinerario inizia dietro il santuario di Catelmagno, dedicato al culto di san Magno martire (protettore del bestiame e dei pascoli, principali fonti di sostentamento delle popolazioni locali), situato nel territorio del comune di Castelmagno ad un’altezza di 1761 m. Grazie ai lavori effettuati nel 1894 sulla cappella Allemandi (il nucleo più antico del santuario) è stato ritrovato un altare romano dedicato a Marte ed alcuni oggetti, fra cui monete risalenti a circa il 250, da cui è evidente che la vallata è stata abitata almeno dai tempi della Roma imperiale.
La figura di san Magno compare in una curiosa storia diffusa in tutto l’arco alpino: la leggenda della legione Tebea, o Tebana. Il racconto, ambientato nel III secolo nella Pianura Padana, narra di una legione di seimilaseicento soldati egiziani (di Tebe) di fede cristiana, sterminati dal loro stesso comandante per aver rifiutato di uccidere altri cristiani: i Bagaudi, una pacifica popolazione contadina. Alcuni dei legionari sopravvissero al massacro e si rifugiarono sulle montagne evangelizzando le popolazioni locali e, in alcuni casi, giungendo a subire il martirio; i componenti della legione divenuti santi sarebbero più di quattrocento. Uno dei soldati tebani in fuga sulle montagne di Francia, Svizzera e Germania si chiamava Magno. Nel luogo in cui secondo la leggenda avvenne il suo martirio, in valle Grana nel cuore delle montagne cuneesi, si trova oggi, a 1880 metri di altezza, il Santuario di san Magno. Proprio lì vicino si produce – forse da allora – il formaggio piemontese più famoso e rinomato: il Castelmagno.
NOTE TECNICHE
DISLIVELLO: circa 400 m
DIFFICOLTA’: E
TEMPO DI SALITA: 1,20 ore
PERIODO CONSIGLIATO: inverno, primavera
CARATTERISTICHE: Cima di rocce sedimentarie (calcescisti)
TOPONIMO: “Crosetta” fa riferimento alle piccole croci di ramoscelli infisse presso la cima dai pellegrini della Valle Maira diretti al santuario di San Magno. “Castelmagno”: Il comune trae suo nome dal latino castrum magnum (castello grande). Questo è probabilmente dovuto al castello che anticamente controllava la valle, di cui si possono ancora vedere alcuni resti presso la frazione Colletto.
PERCORSO
Dal Santuario di San Magno (1761 m) si segue la direzione per il monte Tibert, per poi proseguire verso destra che sale verso nord.
il santuario di San Magno (1761 m)
Decido per questa breve escursione perché ho solo la mattinata a disposizione.
Incontro molti sciatori che proseguono verso sinistra sul Monte Tibert. In solitaria mi dirigo verso Il Colle Crosetta direzione nord-est, seguendo alcuni tornanti che conducono ad un lungo pendio.
verso il Colle Crosetta
il Colle Crosetta (2175 m)
dal colle sguardo verso Costa Chiot
in centro il Monte Tibert (2647 m)
Raggiunto il Colle Crosetta, spartiacque tra la val Grana e la val Maira, percorro un breve tratto ad est per arrivare alla croce di vetta.
monte Crosetta, croce metallica Silvio Marino (2194 m)
Grazie alla splendida giornata di sole, posso godermi un panorama straordinario.
Argentera (3297 m) e monte Matto (3088 m)
Al ritorno dal Monte Crosetta una breve pausa per ammirare il bel Santuario di San Magno.
Santuario di San Magno
Il Santuario di san Magno sorge su un promontorio naturale il cui valore cultuale risale all’ età pre-cristiana. Tra alcuni reperti rinvenuti nel 1894 c’è una lapide, ora murata sul retro della chiesa, che reca questa iscrizione:
“A Marte, Dio Ottimo e Padre, Esdulio Montano costruì un’ara, sciogliendo volentieri il suo voto.”
Il culto di Marte, dio pagano della guerra, fu sostituito da quello di san Magno, il martire della legione Tebea, raffigurato nell’iconografia popolare in uniforme da legionario romano. Il primo edificio interamente dedicato al santo fu però costruito soltanto nel 1475 per volere di Enrico Allemandi di San Michele di Prazzo, che, per festeggiare i suoi venticinque anni di sacerdozio, fece costruire una cappella in stile gotico affiancata da un campanile alto 18 metri.
La devozione a san Magno, protettore delle campagne e delle bestie, crebbe tra il XVI e il XVII secolo, sia per la possibilità di ottenere l’indulgenza concessa da Papa Clemente VII con una bolla del 1527, sia a causa delle numerose carestie ed epidemie che inducevano le popolazioni locali a salire al santuario per chiedere l’intercessione del Santo. L’afflusso di pellegrini richiese diversi ampliamenti della struttura, che nei secoli venne via via rinforzata sino a che, nel XIX secolo, venne costruito quel porticato ai lati della chiesa, sormontato da alloggi per i pellegrini, ancor oggi visibile.
lapide murata sul retro della chiesa, che reca l’ iscrizione:
“A Marte, Dio Ottimo e Padre, Esdulio Montano costruì un’ara, sciogliendo volentieri il suo voto.”