Tête de l’Homme (Brec de l’Homme), 3202 m

“There is a necessary wisdom in the give-and-take of nature—its quiet agreements and search for balance. There is an extraordinary generosity.”
― Suzanne Simard, Finding the Mother Tree: Discovering the Wisdom of the Forest

La Tête de l’Homme (3202 m s.l.m.) è una montagna delle Alpi Cozie, situata sul confine tra Francia ed Italia. Appartiene al gruppo dello Chambeyron.

NOTE TECNICHE

DISLIVELLO: + 1450 circa

DIFFICOLTA’: F

TEMPO DI SALITA: circa 5 ore totali

PERIODO CONSIGLIATO: estate, autunno

CARATTERISTICHE: Dal punto di vista geologico, la montagna appartiene al complesso brianzonese, e risulta composta da scisti calcarei ed ardesiaci, e calcari marmorei, di età compresa tra l’Eocene inferiore ed il Cretaceo superiore.

PERCORSO STRADALE 

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Da molto tempo aspettavo questo momento. Avevo tentato anni fa la salita dal lato francese, dal lago di Marinet, ma senza successo, poco prima della vetta non riuscivo a trovare la strada giusta per proseguire.

Oggi tutto sembra filare liscio. Meteo perfetto, temperatura fresca post piogge estive.

Io e Diego partiamo dal parcheggio oltre il ponte di legno poco prima di Grange Collet.

Percorriamo un tratto di strada sterrata e poi svoltiamo verso sinistra, un cartello indica la direzione (indicazioni per passo Terre Nere e colle dell’Infernetto).

Il sentiero sale ripido ma il panorama ripaga ampiamente la fatica. Davanti a noi possiamo ammirare la stupenda punta Dumontel, più appuntita e la nostra meta la Tête de l’Homme, che si erge come un enorme dente.

a sx Tête de l’Homme (dente) e a dx punta Dumontel

Raggiunto il pianoro superiore, troviamo quasi subito il bivio che a sinistra conduce al colle dell’Infernetto da cui vorremmo far ritorno e a destra al passo Terre Nere. Svoltiamo in quest’ultima direzione aggirando i piccoli verdi laghi dell’Infernetto.

laghi dell’Infernetto

Dopo l’ultimo laghetto, abbandoniamo il sentiero che proseguirebbe verso il colle Ciaslaras.

Ci riposiamo con uno spuntino e riprendiamo verso sinistra per inoltrarci verso il Passo delle Terre nere.

Iniziamo a risalire la ripida pietraia alla nostra sinistra seguendo ometti e qualche bollo.

I detriti mobili rendono faticosa l’avanzata. A circa metà salita incrociamo un signore in arrivo dal colle del Ciaslaras che dice di aver perso il cellulare. Proviamo a farlo squillare ma non si sente nulla. Lui scende per cercarlo e noi proseguiamo la nostra salita. Seguiamo le numerose tacche rosso/blu che convergono alla base delle pareti rocciose. Arriviamo così alla catena che segna l’inizio del passaggio attrezzato che ci condurrà al passo Terre Nere. Indossiamo imbrago e casco.

primo passaggio con catena fissa
passaggio più esposto
mi sento un camoscio appesa alle rocce

La salita è molto divertente e poco dopo offre anche scorci notevoli verso la bassa valle.

Superato infine un saltino di roccia sbuchiamo sul maestoso passo Terre Nere (3.035 m), da cui appare improvvisamente il lac des Neuf Couleurs.

passo Terre Nere (3.035 m)

Il panorama è eccezionale.

Rovistando nel suo zaino, Diego si accorge di non avere più le chiavi dell’auto. Le cerchiamo più volte nello zaino senza trovale e decidiamo allora di proseguire verso la cima e di far poi ritorno sui nostri passi, a ritroso, per cercarle nei punti che pensiamo di averle potute perdere.

Oggi è la giornata degli smarrimenti. Ma noi siamo in un posto eccezionale e proseguiamo il nostro cammino.

Dal passo Terre Nere, per tracce, saliamo spostandoci gradualmente verso nord.

Risaliamo una ripida fascia di instabili detriti per poi svoltare a destra e salire al meglio tra le rocce l’aerea cima della Tête de l’Homme (3.202 m).

panorama verso la Francia e il lago Marinet

Mangiamo qualcosa guardando la straordinaria cattedrale di pietra dell’Aiguille de Chambeyron.

Aiguille de Chambeyron

Poi, ripensando anche alle chiavi smarrite, ridiscendiamo con cautela verso il passo Terre Nere.

Qui,in lontananza, vediamo il signore incontrato prima che ci urla di aver ritrovato il suo cellulare e noi gli facciamo eco dicendogli di aver perso le chiavi. Pensiamo che anche noi potremo ritrovarle, dobbiamo solo provare a cercarle.

Ritorniamo sui nostri passi. Immaginavamo la discesa più impegnativa della salita ma ora ci abbiamo preso quasi gusto. Scivoliamo sulla pietraia che un pò ci scoraggia perché è tutta nera e grigia, proprio come le chiavi che stiamo cercando.

Ritorniamo in piano, ci avviciniamo al punto dove avevamo fatto il nostro spuntino e notiamo subito, lì adagiate a terra come un sasso, le chiavi tanto cercate. Ci abbracciamo dalla gioia. Non abbiamo fatto il grandioso anello ma ci è piaciuto ridiscendere dal passo Terre Nere.

Ci riposiamo, mangiamo ancora vicino al lago che con la luce della sera diventa uno specchio silenzioso.

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